Oncologia pediatrica, uso di catetere venoso e Trombosi

TROMBOSI NEI BAMBINI
Oncologia pediatrica, uso di catetere venoso e Trombosi

La Trombosi, a differenza di quanto si possa credere, non è un mondo solo per vecchi. Diventa più probabile con il passare degli anni, ma colpiscono anche in età infantile sebbene il neonato e l’adolescente siano le categorie con il maggior rischio. “Il tasso di mortalità è basso – dichiara il dottor Giuseppe Lassandro Dirigente Medico Esperto in Emostasi Pediatrica Unità Operativa di Pediatria Generale e Specialistica “B. Trambusti” presso l’AOUC Policlinico-Giovanni XXIII di Bari – si aggira tra l’1.5 ed il 2%, la morbidità è elevata e le recidive possono presentarsi allorquando vi è una predisposizione genetica (la cosiddetta trombofilia)”.

La maggior parte delle Trombosi in età infantile – sostiene la Prof.ssa Paola Giordano Professore Ordinario di Pediatria presso l’Università degli Studi “Aldo Moro” di Bari – Direttore dell’Unità Operativa di Pediatria Generale e Specialistica “B. Trambusti” presso l’AOUC Policlinico-Giovanni XXIII di Bari – prevede una sottostante misconosciuta causa medica: trattamenti interventistici, infezioni, tumori, terapie ormonali o steroidee, infiammazioni sistemiche, anomalie anatomiche… e da non sottovalutare le alterazioni ormonali o l’obesità. La diagnosi prevede una buona anamnesi, un accurato esame obiettivo ed utilizzo consapevole di esami di laboratorio o strumentali”.   

COME SI CURA?

La terapia medica – continua il Dottor Lassandro – prevede l’utilizzo di farmaci anticoagulanti: dalla classica e sempre valida Eparina (molto sicura ed efficace in età pediatrica) alle terapie orali di vecchia (agenti dicumarolici) e nuova generazione (i cosiddetti NOAC dall’inglese Non-vitamin K oral anticoagulant)”. 

È POSSIBILE PREVENIRE GLI EVENTI TROMBOTICI INFANTILI E QUAL È LA PROGNOSI?

La prevenzione degli eventi trombotici infantili prevede un corretto stile di vita del soggetto (movimento fisico, dieta sana, idratazione) – ricorda la Prof.ssa Paola Giordano – ma anche una buona cultura del medico sull’argomento (riducendo le procedure interventistiche a rischio, sapendo utilizzare al meglio le terapie e conoscendo le complicanze di alcune patologie pediatriche)

ONCOLOGIA PEDIATRICA E TROMBOSI. PROFESSORESSA GIORDANO, RISPETTO ALLE PATOLOGIE ONCOLOGICHE QUALE È IL RISCHIO DI EPISODIO TROMBOTICO?

Le patologie oncologiche aumentano il rischio di evento trombotico perché alcune neoplasie meccanicamente comprimono i vasi, altre rilasciano sostanze chimiche pro-trombotiche oppure i chemioterapici stessi sono pro-trombotici e poi non dobbiamo dimenticare l’immobilizzazione, l’uso di cateteri venosi centrali e le procedure chirurgiche”.

QUALI SONO GLI ORGANI MAGGIORMENTE COLPITI?

Sicuramente per quanto sopra esposto – continua la prof.ssa Giordano– i vasi venosi degli arti inferiori (nell’immobilizzazione) degli arti superiori (per l’uso dei cateteri) e cerebrali (per le terapie)”.

In aggiunta, ci spiega la dott.ssa Donatella Lasagni Membro del Consiglio Direttivo Gruppo Italiano per il Registro delle Trombosi Infantili (GIRTI ODV) Pediatra, Azienda Ospedaliero Universitaria Meyer di Firenze – “Nella popolazione pediatrica la trombosi venosa è sempre la risultante dell’associazione di più fattori di rischio, congeniti (mutazioni genetiche che interessano fattori della coagulazione) o acquisiti. La presenza di un catetere venoso centrale rappresenta il fattore di rischio maggiore (90% nel neonato, oltre 50% nel bambino); la prematurità, le infezioni gravi o alcune malattie croniche possono contribuire all’insorgenza di questa patologia. Nei pazienti con trombosi, è necessario effettuare rapidamente una terapia anticoagulante che ha lo scopo di evitare l’estensione della trombosi e di ridurre il rischio di embolia polmonare”.

DOTT.SSA LASAGNI, LA TROMBOSI DA CATETERE: COME SI MANIFESTA E QUALE INCIDENZA?

“La trombosi da catetere correlata può manifestarsi con eritema, dolore e edema dell’arto dove è posizionato il catetere; edema del collo e del volto per trombosi della vena cava superiore; distress respiratorio e aritmia in caso di trombosi atriale. Le trombosi femorali appaiono in genere più sintomatiche di quelle a livello dei distretti superiori. La trombosi da catetere correlata può manifestarsi anche con il solo malfunzionamento del catetere. La sua incidenza negli ultimi 20 anni è aumentata del 30-70% nei bambini ospedalizzati.

QUINDI, DOTT.SSA LASAGNI, COME INTERVENIRE E QUALI SONO I TEMPI DI GUARIGIONE?

Fondamentale la scelta del tipo di catetere venoso in base alla grandezza e alla sede del vaso che deve essere incannulato, alla durata di permanenza del catetere stesso e al tipo di trattamento a cui il paziente deve essere sottoposto. Per evitare l’insorgenza di trombosi è importante verificare il regolare funzionamento del catetere ed effettuare la sua rimozione appena questo non serve più. I tempi di guarigione di una trombosi catetere correlata sono variabili e dipendono dalla estensione della trombosi e dalla patologia di base del soggetto”.

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