Calcoli ai reni e Trombosi: una relazione pericolosa

RELAZIONI PERCOLOSE
Calcoli ai reni e Trombosi: una relazione pericolosa

La presenza di calcoli nel rene si verifica spesso durante la stagione calda, soprattutto se le persone che ne soffrono si dimenticano di bere acqua (povera di sali) molto più del normale.

La calcolosi renale è un problema molto diffuso e si ipotizza da tempo che si associ anche a un aumento del rischio di malattia coronarica, e in particolare di trombosi coronarica, quindi di Infarto. Uno studio pubblicato su Lancet ha cercato di confermare o smentire definitivamente questa ipotesi prendendo in considerazione tre gruppi molto numerosi di pazienti: 45. 748 uomini fra i 40 e i 75 anni, 90.235 donne fra I 30 e I 55 anni, e 106.122 donne fra i 25 e i 42 anni sono stati seguiti per oltre vent’anni: nessuno di loro al momento dell’arruolamento nello studio aveva mai avuto una malattia delle coronarie o aterosclerosi o ipertensione o diabete.

Su un totale di 242.105 persone ben 19. 678 hanno avuto calcoli renali, 16.838 hanno avuto un Infarto del miocardio: sembra che il rischio di infarto in chi ha calcoli al rene aumenti del 50%, soprattutto nelle donne.

Se si tiene conto di quante persone soffrono di calcoli renali (10 uomini su 100 e 7 donne su 100 nella popolazione generale) si comprende la preoccupazione per il numero di persone che oltre ai calcoli subiranno anche l’Infarto! Si sa da tempo che aterosclerosi, ipertensione, diabete e sindrome metabolica sono più frequenti in chi soffre di calcolosi renale: alcuni studi segnalano che su 100 persone che soffrono di calcoli almeno 31 andranno incontro a un infarto del miocardio!

I disturbi del metabolismo del calcio potrebbero essere responsabili di questo aumento: già nel 1976 Elmfeldt aveva ipotizzato una relazione di questo genere in un gruppo di svedesi, e lo stesso dato era stato confermato da uno studio portoghese…ma come si spiega?

Un consumo troppo basso di calcio potrebbe favorire la liberazione del calcio contenuto nelle ossa e quindi aumentarne l’eliminazione attraverso il rene, facilitando la deposizione di piccolo ammassi “calcarei”: un po’ come accade nel sistema idraulico delle case quando una acqua troppo ricca di sali favorisce la formazione del calcare sui tubi, calcare che progressivamente li ostruisce riducendo il passaggio dell’acqua.

Contemporaneamente, poiché il calcio è lo ione che permette al sangue di coagulare, un eccesso di calcio circolante potrebbe favorire un eccesso di coagulazione del sangue e quindi la formazione di trombi nelle arterie e nelle vene.

Oppure è il rene che naturalmente invecchia e funzionando con meno efficacia favorisce la deposizione di calcio nei suoi condotti.

Oppure è colpa dell’osteopontina: una glicoproteina coinvolta nel processo di calcificazione dell’osso, che si trova in quantità elevata nelle persone che soffrono di trombosi coronarica o infarto del miocardio o aterosclerosi. Chi non è capace di eliminare l’osteopontina attraverso il rene, la accumula nel sangue.

E perché le donne più degli uomini? Nelle donne diabetiche i calcoli renali sono più frequenti: come mai?

E come si formano i calcoli? Forse per la presenza di un punto di infiammazione in un vaso renale, che attiva la coagulazione del sangue che forma un coagulo che erode la parete del vaso e poi facilita la formazione del calcolo?

E perché i calcoli renali si formano più frequentemente nella razza caucasica che non nella africana o negli ispanici?

In conclusione, per ora sappiamo solo che chi soffre di calcoli renali ha più probabilità di andare incontro a infarto o ad altra malattia da trombosi o da aterotrombosi, in particolare se donna. Il resto, è materia di ricerca, saranno gli scienziati a dare le risposte. Dobbiamo solo aspettare e sostenere il loro lavoro.

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