Scompenso: come riconoscerlo

SCOMPENSO CARDIACO
Scompenso: come riconoscerlo

Il nostro cuore è una pompa che spinge il sangue ricco di sostanze nutrienti che devono arrivare a tutte le cellule. Se il cuore si ammala, può sviluppare una condizione molto pericolosa chiamata scompenso o insufficienza cardiaca.

È la conseguenza di un cuore inefficiente che non riesce a svolgere il proprio compito.

Se la pompa non funziona il sangue rallenta la sua corsa, perde liquidi che finiscono nei tessuti che li assorbono come fossero spugne, soprattutto nelle parti lontane dal cuore, come le gambe, o nei polmoni che si riempiono di liquido, smettono di respirare e causano difficoltà di respiro, stanchezza ed edema polmonare.

Tutte le cellule soffrono per la mancanza di ossigeno e di sostanze nutrienti e protestano causando sintomi come quelli descritti.

Il cuore è un muscolo: se si verifica lo scompenso, lavora lui stesso sempre meno e sempre peggio, perdendo efficienza e non riuscendo a far arrivare il sangue dove dovrebbe, oppure non riuscendo ad aspirare il sangue di ritorno dalle vene.

Chi soffre di scompenso, non è solo: milioni di persone nel mondo ne soffrono e centinaia di migliaia di nuovi casi vengono diagnosticati ogni anno. Lo scompenso è la causa più probabile di ricovero in ospedale dopo i 65 anni.

Lo scompenso dura tutta la vita, non guarisce, ma i suoi effetti dannosi possono essere tenuti sotto controllo, e si può vivere bene. Quello che conta è trovare il modo per evitare momenti di emergenza che possono richiedere il ricovero in ospedale, e sapere come capirne la necessità.

Scompenso: perchè si verifica?

La causa più frequente di scompenso è una pressione troppo alta troppo a lungo o mal curata, un infarto del miocardio che ha rovinato una parte del muscolo cardiaco lasciando una estesa cicatrice, l’aterosclerosi che colpisce le arterie coronarie, ma non solo.

Come lo riconosco?

• Il respiro si accorcia, anche per sforzi brevi come vestirsi o fare un paio di gradini.

• Le caviglie si gonfiano, anche le gambe, a volte l’intero addome si gonfia, e si gonfiano le vene del collo.

• Senso di profonda stanchezza (spossatezza).

• Debolezza e mancanza di forza.

• Irregolarità del battito cardiaco (aritmia).

• Rapido aumento di peso, o improvvisi e ingiustificati aumenti o cali del peso.

• Senso di peso sopra il cuore soprattutto in posizione sdraiata.

Man mano lo scompenso peggiora, si perde l’appetito, si mangia poco e ci si sente subito sazi.

Perché si verifica? Chi é più esposto al rischio di ammalarsi di scompenso?

Alcuni di noi sono più a rischio di altri: chi é più avanti negli anni, chi ha già avuto un infarto, ma lo scompenso colpisce a qualunque età, uomini e donne, e in rari casi perfino i bambini.

È a rischio di arrivare allo scompenso chi ha la pressione alta, il diabete, malattia delle valvole del cuore, disturbi del ritmo del cuore come fibrillazione atriale o altri tipi di aritmia, difetti del cuore congeniti, presenti fin dalla nascita, o chi usa male il proprio cuore, chi ha almeno un famigliare consanguineo che ne ha sofferto, chi si è sottoposto a chemioterapia per un tumore, chi ha problemi alla tiroide, chi abusa di bevande alcooliche o di droghe; più fragili rispetto all’attacco dello scompenso sono le persone di etnia africana, e le donne hanno sintomi peggiori rispetto all’uomo e più spesso dell’uomo soffrono di sindrome di Takotsubo, una malattia del muscolo cardiaco spesso collegata all’eccessivo stress prolungato.

Quali esami permettono la diagnosi?

Lo scompenso di solito viene scoperto durante una visita cardiologica che raccoglie con accuratezza le informazioni relative al nostro passato, e alcuni esami strumentali o del sangue che confermano il sospetto. Molti pazienti scoprono di soffrire di scompenso quando arrivano in pronto soccorso perché non respirano bene, con o senza gonfiore alle gambe o turgore delle vene del collo.

Che esami del sangue sono necessari?

• Dosaggio del BNP: è un test molto semplice, ma importante. Si esegue su un prelevo di sangue e permette di confermare o escludere la diagnosi.

• Sempre sul sangue su eseguono i test che indagano la funzione del rene (elettroliti, creatinina, azotemia, uricemia), della tiroide (tsh, fT3, fT4).

• Ecg

• Rx del torace.

• Ecocardiocolordoppler.

• In alcuni casi se possibile rmn del cuore.

• Cateterismo cardiaco con coronarografia.

• Può essere che questi test debbano essere ripetuti a breve distanza di tempo, per monitorare se la funzione del cuore si conserva o tende a peggiorare nel tempo, nonostante le cure.

Come si cura?

Lo scompenso non guarisce, ma può essere tenuto sotto controllo con efficacia.

La scelta fra le possibilità di cura dipende dalla causa che ha provocato lo scompenso: Infarto, Ipertensione, malattia delle valvole del cuore…

Una volta stabilita la gravità dello scompenso che potrà andare da lieve a molto severo si sceglie la cura da seguire

Una volta stabilita la gravità dello scompenso -che potrà andare da lieve a molto severo-, si sceglie la cura da seguire. Ci sono provvedimenti indispensabili e altri molto raccomandati come il cambio dello stile di vita, la riduzione del sale aggiunto nei cibi, seguire un programma di l’attività fisica, evitare il fumo, perdere peso se necessario. Inoltre, è consigliato tenere un diario di quanti liquidi si bevono e di quanta urina si produce ogni giorno e controllare eventuali altre patologie (diabete, ipertensione, bpco).

Quali farmaci assumere?

La terapia sarà concordata di volta in volta con il proprio medico, ma in generale, per uno scompenso si possono assumere: i diuretici, che evitano l’accumularsi di liquidi nei polmoni o nelle gambe e aumentano la diuresi, gli ACE inibitori che dilatano le arterie, riducono la pressione del sangue e la fatica del cuore e migliorano l’arrivo del sangue alle cellule, gli anti aldosteroni, che aiutano a eliminare i sali e i liquidi con l’urina riducendo la massa del sangue circolante e lo sforzo del cuore. Ma anche: i beta bloccanti, che agiscono rapidamente rallentando il ritmo del cuore e riducendo la pressione, la digossina, che aiuta l’efficienza del cuore e contribuisce a far sentire rapidamente meglio il paziente, i nitrati e l’idralazina che funzionano bene se uniti, specie negli afroamericani. Infine, gli ARNI, che abbassano la pressione sanguigna e il modulo di Sinotrial, farmaco nuovo usato con i beta-bloccanti per ridurre lo sforzo del cuore. A ciò si aggiunge una riabilitazione cardiaca personalizzata, utile per rimettersi in salute e per imparare ad adottare comportamenti più consoni al proprio corpo.

A cosa servono gli impianti sottopelle?

Per alcuni pazienti è consigliato l’impianto, appena sotto la pelle, di piccoli dispositivi elettrici utili per prevenire la morte cardiaca improvvisa o aiutare il battito cardiaco a lavorare in maniera migliore. Tra questi, si ricordano il Defibrillatore Cardioverter impiantabile (ICD), un dispositivo alimentato a batteria che tiene traccia della frequenza cardiaca e rilascia uno shock elettrico se rileva una frequenza cardiaca pericolosa, reimpostando il ritmo cardiaco, e la Terapia di risincronizzazione cardiaca (CRT), piccolo dispositivo impiantato appena sotto la clavicola che spedisce segnali elettrici alle camere inferiori del cuore in modo che possano battere in maniera sincronizzata, aiutando il cuore a pompare meglio. Studi dimostrano che questi dispositivi possono contribuire a migliorare la qualità della vita dei pazienti e possono prolungare la loro sopravvivenza.

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