Cuore e montagna: i consigli di salute di ALT

SCOMPENSO AD ALTA QUOTA
Cuore e montagna: i consigli di salute di ALT

Panorami mozzafiato, neve bianca e vette da conquistare. La montagna, anche in inverno, riserva delle emozioni a qualsiasi altitudine e per qualunque età. Prima di mettersi in cammino, però, è essenziale controllare l’attrezzatura, il rifornimento e che l’abbigliamento scelto sia corretto per l’uscita che si vuole affrontare. Ma non solo, è necessario anche valutare l’itinerario e lo sforzo fisico che questo richiede soprattutto se si è soggetti ipertesi o con problemi cardiaci. Non esistono percorsi proibiti in partenza, anche gli appassionati dell’alta quota con un “cuore fragile” possono avventurarsi tra i sentieri montani. “Se il paziente ha superato la fase acuta di una malattia cardiovascolare e ha recuperato un buon equilibrio di circolo con le cure appropriate, l’attività fisica regolare di grado moderato e di tipo aerobico non solo è consigliabile, ma da considerare parte integrante del trattamento medico, perché contribuisce all’efficacia delle cure e migliora la qualità di vita del soggetto” – afferma la dottoressa Lidia Rota Vender, presidente di ALT – Associazione per la Lotta alla Trombosi e alle malattie cardiovascolari – Onlus che da 35 anni si impegna per prevenire le malattie cardiovascolari da trombosi diffondendo uno stile di vita sano e un’alimentazione equilibrata. Nuove condizioni ambientali, però, possono rappresentare uno stress per il corpo per due principali fattori: le temperature rigide e l’altitudine. Quando ci avventuriamo all’aperto in una giornata d’inverno, istantaneamente sentiamo un brivido di freddo. È il segnale che il nostro corpo si sta adattando alle basse temperature. I piccoli vasi sanguigni si restringono per evitare la dispersione del calore corporeo e tenere gli organi al caldo e il cuore è costretto a lavorare di più per raggiungere anche le periferie. Un meccanismo fisiologico ben sopportato dalla maggior parte delle persone, ma che incontra maggiori difficoltà nelle persone con malattie cardiache. Per questi soggetti confrontarsi con le basse temperature per un arco di tempo prolungato, magari svolgendo attività fisica, può comportare la comparsa di qualche dolore toracico o di mancanza di respiro. Se al freddo si aggiunge l’alta quota, i tentativi di compensazione per riportare un’adeguata ossigenazione ai tessuti periferici si osservano già prima di raggiungere quota due mila e cinquecento metri. L’innalzarsi in quota, infatti, influisce su cuore, respiro e pressione. Questo perché se nelle prime ore di cammino le arterie, per andare incontro alla diminuzione dell’ossigeno, si vasodilatano, l’innalzamento dell’altitudine combinato alla riduzione dell’ossigeno nell’aria attivano il meccanismo contrario. Le arterie, a corto di nutrimento, si costringono con un conseguente aumento della pressione arteriosa. A questo punto il nostro cuore per compensare si contrae più velocemente aumentando i battiti cardiaci e lavorando in modo leggermente diverso. Vivere la montagna e praticare attività fisica, anche ad alta quota, è possibile per tutti i soggetti, sani o affetti da malattie cardiovascolari, a patto di rispettare alcuni semplici accorgimenti utili a prevenire eventuali conseguenze. Le precauzioni suggerite da ALT Onlus sono semplici: prendersi del tempo per acclimatarsi così che il corpo si abitui alla nuova condizione prima di cominciare con l’attività; limitare l’intensità dello sforzo fisico ricordando che il cuore è già sotto stress; tenere stabile la temperatura corporea indossando abiti adeguati; fare più spuntini durante il giorno con cibi facilmente digeribili e in piccole quantità evitando i cibi grassi, pasti abbondanti e alcool. Infine, per affrontare la gita o la vacanza in montagna con maggiore tranquillità, la Dottoressa Lida Rota Vender consiglia di consultare il proprio medico prima della partenza. “La salute del nostro cuore richiede conoscenza e manutenzione, ordinaria e straordinaria. Solo così continuerà a battere in modo efficace a lungo, permettendoci di vivere bene, aggiungendo non solo anni alla vita, ma vita agli anni” – conclude la Dottoressa.

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