Smettere di fumare o non cominciare affatto. Ma come?

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Smettere di fumare o non cominciare affatto. Ma come?

La Commissione europea ha approvato da pochi giorni che i pacchetti di sigarette debbano riportare messaggi mirati a disincentivare i cittadini dal continuare o dal cominciare a fumare, definendone anche l’ingombro sulle superfici delle confezioni. La risoluzione mira a proteggere soprattutto i più giovani, più fragili e più ignari quando compiono scelte che riguardano abitudini non sane: non dare avvio a un’abitudine pericolosa potrebbe essere più facile che cercare di modificarla con il passare degli anni.

LO STUDIO:

Una recente indagine condotta su 2.500 giovani australiani in età fra 13 e 18 anni, ha evidenziato che avvertenze sanitarie sui danni provocati dal fumo che coprono l’intera superficie dei pacchetti (realtà consolidata da oltre un anno in Australia) risultano essere più efficaci rispetto a un messaggio di dimensioni ridotte nel convincere gli adolescenti a non accendere la prima sigaretta. Anzi, i ragazzi ritengono che il modello australiano dovrebbe essere adottato in tutto il mondo. Solo 10 su 100 pensano che apporre messaggi di pericolo sui pacchetti di sigarette non serva a nulla, e altrettanti sono convinti che alcune marche di sigarette siano meno pericolose di altre.

LA SITUAZIONE ITALIANA E QUELLA EUROPEA:

In Italia ormai da anni i pacchetti riportano in bella evidenza l’allarme “Il fumo fa male”, “Il fumo uccide”, “Il fumo fa male ai bambini e alle donne in gravidanza”. L’Italia per una volta è in vantaggio rispetto ad altri paesi dell’Ue: il 16 gennaio 2003 l’allora Ministro della salute, professor Girolamo Sirchia, estese il divieto di fumo anche nei locali pubblici. Nonostante i mugugni iniziali, gli italiani si sono presto abituati.

Rimane da capire se questo approccio sia efficace, oppure se, passato il primo momento di sorpresa per la violenza delle immagini e delle scritte, in qualche modo il pericolo venga nuovamente sottovalutato.

L’Europa si sta muovendo da tempo per scoraggiare i giovani dall’iniziare a fumare. Purtroppo, senza molto successo, perché non solo l’età di inizio dell’abitudine al fumo si è abbassata (in Italia siamo passati dai 17,9 anni del 2009 ai 17,3 del 2012), ma gli adolescenti che fumano sono molto più numerosi rispetto al passato: dal 37,8% del 2009 siamo passati al 46% nel 2012. Finché permane la percezione che fumare è “cool”, gli adolescenti seguiranno il branco e sceglieranno di fumare. 

UN ESEMPIO EFFICACE?

Certamente l’esempio è importante, perché se non dà risultati immediati, comunque, semina nell’animo dei figli i principi che prima o poi matureranno e faranno parte del loro modo di essere adulti. I genitori non sono tenuti a sentirsi colpevoli per le abitudini che assumono, ma responsabili sì. Ognuno di noi è diversamente fragile nei confronti di un’abitudine pericolosa, come accade per l’esposizione al sole, per la debolezza delle ossa, per l’invecchiamento delle arterie, per la tendenza a sviluppare obesità, diabete, ipertensione e malattie da Trombosi man mano passano gli anni. Sapere di essere fragili perché queste malattie sono presenti nei propri consanguinei potrebbe essere uno stimolo in più per aiutare i ragazzi a scegliere abitudini di vita sane. 

Trovare il linguaggio idoneo e gli strumenti adatti a trasmettere un messaggio, tenendo conto della popolazione alla quale ci si rivolge, e misurare l’impatto dei provvedimenti e prima ancora delle campagne di educazione alla salute, potrebbe fornire suggerimenti fondamentali per il futuro, per proteggere la salute di tanti, se non di tutti.

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